LA STORIA DELLA FALANGE
Di Riccardo Marangon
La falange militare
è un’antica formazione di combattimento, usata fin dai tempi dei Sumeri (gli
archeologi hanno trovato una stele sumera con raffigurate le truppe di Lagash
in questo tipo di schieramento) e che raggiunse il suo massimo livello con i
Macedoni, che usarono, come armi, lance lunghe fino a 7 metri e scudi chiamati oplon.
Inizialmente la falange fu usata dagli spartani: Sparta era la polis con
l’esercito più forte di Grecia, fino al 371 a .C. quando, nella battaglia di Leuttra, la
falange obliqua tebana di Epaminonda spazzò via gli spartani. La falange greca
era disposta su due file di opliti armati di spade, lance e picche. I soldati indossavano
elmi, che non davano però molta visuale, armature di bronzo o lino pressato e
schinieri. Questo corredo da combattimento, chiamato Panoplia, variava da
soldato a soldato poiché gli opliti se lo dovevano procurare da soli. La
falange tendeva a spostarsi a destra nelle marce, quindi i soldati migliori si
mettevano nella parte destra della falange, che diventò il posto d’onore.
Quando due falangi si scontravano, dovevano stare tutte e due compatte e i
soldati che spingevano di più, riuscivano a rompere la barriera di scudi
avversaria. Le manovre in solitaria non erano premiate, era necessario un
lavoro di gruppo per riuscire a vincere la battaglia. Se una falange si
rompeva, i cavalieri e la fanteria leggera avversaria erano subito pronti ad
attaccare.
Il migliore esempio
di falange oplitica (il vero nome della falange greca) è quello della battaglia
delle Termopili, dove i 300 spartani assieme ad altri contingenti, per un
totale di circa 5000 soldati, riuscirono a mantenere il vantaggio sul molto più
grande esercito persiano, che attaccava in modo disorganizzato, anche se alla
fine, gli spartani vennero sconfitti.
Furono apportate, in
seguito, delle modifiche alla falange: i principali difetti erano che era
formata dalla fanteria pesante, se incontrava un ostacolo si doveva dividere
così da perdere tutto il suo potere difensivo e se la battaglia durava a lungo,
la falange non aveva più molta efficacia. Il generale ateniese Ificrate decise
così di scambiare la fanteria pesante con quella leggera e di dotare i soldati di
lance più lunghe (3,6
metri ), armi alleggerite, scudi ingranditi e elmi che
miglioravano la visuale. Queste modifiche funzionavano bene in battaglia, ma il
modo di combattere dei Peltasti (la fanteria leggera), che usavano archi e
frecce, era definito poco onorevole. Così questi soldati diventarono mercenari
con una buona fama ma con l’arrivo dei Macedoni e dei Romani, i peltasti
vennero dimenticati. Tornando alle modifiche di Ificrate, funzionavano bene ma
il tebano Epaminonda, trovò lo stesso dei difetti soprattutto nella parte sinistra.
Decise così di rinforzarla e di farla attaccare per prima come mostrato nell’
immagine qui sotto.
Di Riccardo Marangon
La falange militare
è un’antica formazione di combattimento, usata fin dai tempi dei Sumeri (gli
archeologi hanno trovato una stele sumera con raffigurate le truppe di Lagash
in questo tipo di schieramento) e che raggiunse il suo massimo livello con i
Macedoni, che usarono, come armi, lance lunghe fino a 7 metri e scudi chiamati oplon.
Inizialmente la falange fu usata dagli spartani: Sparta era la polis con
l’esercito più forte di Grecia, fino al 371 a .C. quando, nella battaglia di Leuttra, la
falange obliqua tebana di Epaminonda spazzò via gli spartani. La falange greca
era disposta su due file di opliti armati di spade, lance e picche. I soldati indossavano
elmi, che non davano però molta visuale, armature di bronzo o lino pressato e
schinieri. Questo corredo da combattimento, chiamato Panoplia, variava da
soldato a soldato poiché gli opliti se lo dovevano procurare da soli. La
falange tendeva a spostarsi a destra nelle marce, quindi i soldati migliori si
mettevano nella parte destra della falange, che diventò il posto d’onore.
Quando due falangi si scontravano, dovevano stare tutte e due compatte e i
soldati che spingevano di più, riuscivano a rompere la barriera di scudi
avversaria. Le manovre in solitaria non erano premiate, era necessario un
lavoro di gruppo per riuscire a vincere la battaglia. Se una falange si
rompeva, i cavalieri e la fanteria leggera avversaria erano subito pronti ad
attaccare.
Il migliore esempio
di falange oplitica (il vero nome della falange greca) è quello della battaglia
delle Termopili, dove i 300 spartani assieme ad altri contingenti, per un
totale di circa 5000 soldati, riuscirono a mantenere il vantaggio sul molto più
grande esercito persiano, che attaccava in modo disorganizzato, anche se alla
fine, gli spartani vennero sconfitti.
Furono apportate, in
seguito, delle modifiche alla falange: i principali difetti erano che era
formata dalla fanteria pesante, se incontrava un ostacolo si doveva dividere
così da perdere tutto il suo potere difensivo e se la battaglia durava a lungo,
la falange non aveva più molta efficacia. Il generale ateniese Ificrate decise
così di scambiare la fanteria pesante con quella leggera e di dotare i soldati di
lance più lunghe (3,6
metri ), armi alleggerite, scudi ingranditi e elmi che
miglioravano la visuale. Queste modifiche funzionavano bene in battaglia, ma il
modo di combattere dei Peltasti (la fanteria leggera), che usavano archi e
frecce, era definito poco onorevole. Così questi soldati diventarono mercenari
con una buona fama ma con l’arrivo dei Macedoni e dei Romani, i peltasti
vennero dimenticati. Tornando alle modifiche di Ificrate, funzionavano bene ma
il tebano Epaminonda, trovò lo stesso dei difetti soprattutto nella parte sinistra.
Decise così di rinforzarla e di farla attaccare per prima come mostrato nell’
immagine qui sotto.
Sopra: Falange oplitica
Sotto: Falange
obliqua tebana
A questo metodo s’ispirò
Filippo II di Macedonia, che creò così la falange macedone. Era formata da due
tipi di fanteria: gli hypaspistai, un corpo d’elitè che usava l’oplon ed era
armato di picca e spada; i pezeteri, il “cuore” della falange, protetti
dall’armatura pesante ed armati delle micidiali sarisse, picche lunghe dai 5 ai
7 metri
che sfondavano gli scudi avversari.
Lo schieramento era
rettangolare e le prime cinque file di fanti mantenevano le picche orizzontalmente,
tutte le altre file le mantenevano verso l’alto, pronte ad abbassarle in caso
di bisogno. La vulnerabilità era ai fianchi che venivano protetti dalla
cavalleria. Questa falange riuscì a distruggere quella obliqua tebana e, nella battaglia
di Granico (334 a .C.),
sconfisse i persiani prima con lo sfondamento da parte delle picche, poi con
l’intervento della cavalleria e infine di nuovo con le picche che posero fine
alla battaglia rendendo il modo di combattimento della falange macedone un mito.
Nessun commento:
Posta un commento