lunedì 18 giugno 2012


LA STORIA DELLA FALANGE
Di Riccardo Marangon

La falange militare è un’antica formazione di combattimento, usata fin dai tempi dei Sumeri (gli archeologi hanno trovato una stele sumera con raffigurate le truppe di Lagash in questo tipo di schieramento) e che raggiunse il suo massimo livello con i Macedoni, che usarono, come armi, lance lunghe fino a 7 metri e scudi chiamati oplon. Inizialmente la falange fu usata dagli spartani: Sparta era la polis con l’esercito più forte di Grecia, fino al 371 a.C. quando, nella battaglia di Leuttra, la falange obliqua tebana di Epaminonda spazzò via gli spartani. La falange greca era disposta su due file di opliti armati di spade, lance e picche. I soldati indossavano elmi, che non davano però molta visuale, armature di bronzo o lino pressato e schinieri. Questo corredo da combattimento, chiamato Panoplia, variava da soldato a soldato poiché gli opliti se lo dovevano procurare da soli. La falange tendeva a spostarsi a destra nelle marce, quindi i soldati migliori si mettevano nella parte destra della falange, che diventò il posto d’onore. Quando due falangi si scontravano, dovevano stare tutte e due compatte e i soldati che spingevano di più, riuscivano a rompere la barriera di scudi avversaria. Le manovre in solitaria non erano premiate, era necessario un lavoro di gruppo per riuscire a vincere la battaglia. Se una falange si rompeva, i cavalieri e la fanteria leggera avversaria erano subito pronti ad attaccare.
Il migliore esempio di falange oplitica (il vero nome della falange greca) è quello della battaglia delle Termopili, dove i 300 spartani assieme ad altri contingenti, per un totale di circa 5000 soldati, riuscirono a mantenere il vantaggio sul molto più grande esercito persiano, che attaccava in modo disorganizzato, anche se alla fine, gli spartani vennero sconfitti.
Furono apportate, in seguito, delle modifiche alla falange: i principali difetti erano che era formata dalla fanteria pesante, se incontrava un ostacolo si doveva dividere così da perdere tutto il suo potere difensivo e se la battaglia durava a lungo, la falange non aveva più molta efficacia. Il generale ateniese Ificrate decise così di scambiare la fanteria pesante con quella leggera e di dotare i soldati di lance più lunghe (3,6 metri), armi alleggerite, scudi ingranditi e elmi che miglioravano la visuale. Queste modifiche funzionavano bene in battaglia, ma il modo di combattere dei Peltasti (la fanteria leggera), che usavano archi e frecce, era definito poco onorevole. Così questi soldati diventarono mercenari con una buona fama ma con l’arrivo dei Macedoni e dei Romani, i peltasti vennero dimenticati. Tornando alle modifiche di Ificrate, funzionavano bene ma il tebano Epaminonda, trovò lo stesso dei difetti soprattutto nella parte sinistra. Decise così di rinforzarla e di farla attaccare per prima come mostrato nell’ immagine qui sotto.

Sopra: Falange oplitica
Sotto: Falange obliqua tebana

A questo metodo s’ispirò Filippo II di Macedonia, che creò così la falange macedone. Era formata da due tipi di fanteria: gli hypaspistai, un corpo d’elitè che usava l’oplon ed era armato di picca e spada; i pezeteri, il “cuore” della falange, protetti dall’armatura pesante ed armati delle micidiali sarisse, picche lunghe dai 5 ai 7 metri che sfondavano gli scudi avversari.
Lo schieramento era rettangolare e le prime cinque file di fanti mantenevano le picche orizzontalmente, tutte le altre file le mantenevano verso l’alto, pronte ad abbassarle in caso di bisogno. La vulnerabilità era ai fianchi che venivano protetti dalla cavalleria. Questa falange riuscì a distruggere quella obliqua tebana e, nella battaglia di Granico (334 a.C.), sconfisse i persiani prima con lo sfondamento da parte delle picche, poi con l’intervento della cavalleria e infine di nuovo con le picche che posero fine alla battaglia rendendo il modo di combattimento della falange macedone un mito.