MEMORANDUM DI ORTOGRAFIA
1. ACCENTO
L’accento grafico
viene usato:
- in tutte le parole tronche (non
monosillabiche[1]) (affinché, però, velocità, farò, ecc.)
- nei casi di parole omonime[2] per evitare confusioni (àncora-ancora,
perdono-perdòno, ecc.)
- in alcuni monosillabi per evitare
confusione con altri di uguale scrittura (è-e, sé-se, sì-si, ecc.)
- nei monosillabi che terminano con
dittongo, per indicare che la lettera accentata è la seconda (più, giù,
già, giù). Bisogna però ricordare che qui, quo e qua non vanno accentati
(in questi casi da un punto di vista fonico non abbiamo due vocali perché
“q” e “u” sono legate in un unico suono consonantico).
Dato che sono
diversi i monosillabi che mutano di significato con l’accento, e che spesso in
merito alla corretta grafia sorgono dei dubbi è meglio osservare i più diffusi
nel dettaglio.
Monosillabo
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Analisi
grammaticale
|
Esempio
|
te
tè
|
pronome personale
sostantivo
|
Te ne vai? (il
suono della “e” è stretto)
Vuoi del tè? (non
si scriva però thè)
|
la
la
la
là
|
articolo
pronome personale
sostantivo
avverbio di luogo
|
La minestra è
pronta
Come la sai lunga
Il la è una delle
sette note
Giovanni è là
|
da
dà
|
preposizione
semplice
terza persona
dell’indicativo presente del verbo dare
|
Da dove vieni?
Antonio dà una
mano alla mamma
|
e
è
|
congiunzione
terza persona
dell’indicativo presente del verbo essere
|
Giovanni e Maria
Questo studente è
preparato
|
si
si
sì
|
pronome personale
sostantivo
avverbio di
affermazione
|
Maria si veste con
eleganza
Il si è la settima
nota
Sì, sono stato io!
|
ne
ne
né
|
particella atona
con funzione avverbiale
particella atona
con funzione pronominale
congiunzione
negativa (con il significato di: e non)
|
Arrivai a Roma a
sera e ne ripartii il mattino
Me ne ha parlato
Antonio
Non ha voluto
parlare né scrivere (Non sa né leggere né scrivere)
|
li
lì
|
pronome personale
avverbio di luogo
|
Li conosco
benissimo!
La bicicletta è lì
|
se
se
sé
|
sostantivo
congiunzione
pronome personale
|
Accetto volentieri
ma c’è un se
Se domani sarà bel
tempo andremo al mare
Ce chi pensa solo
a sé (può non essere accentato davanti a “stesso”)
|
2. ELISIONE E TRONCAMENTO
L’ ELISIONE si deve
attuare nei seguenti casi:
- Con ci davanti a voci del verbo essere: c’è,
c’era, c’erano
- Con l’articolo una: un’ora
- Con gli articoli lo, la, e le relative preposizioni
articolate: l’orto, all’orto, dall’orto, nell’orto, l’anima, all’anima,
dell’anima, nell’anima
- Con bello/bella, quello/quella: bell’uomo,
quell’erba
- Con santo davanti a vocale: sant’Agnese
- Con alcune locuzioni caratteristiche: senz’altro,
tutt’altro, mezz’ora
- Con la preposizione da solo in alcune
espressioni: d’allora, d’ora, d’altra parte
- Con la preposizione di in alcune
espressioni: d’accordo, d’epoca, d’oro
Il TRONCAMENTO si
deve attuare nei seguenti casi:
- Con uno e suoi composti (alcuno, ciascuno,
ecc): un uomo, alcun luogo
- Con buono : buon giorno, buon affare
- Con santo, bello, quello davanti a
consonante : san Mattia, bel cane, quel giorno
- Con quale davanti a “è”: qual è
Suggerimento
Un suggerimento
pratico per riuscire a distinguere quando si deve indicare elisione e quando
troncamento consiste nel prendere la parola che precede e, mantenendo la
concordanza maschile/ femminile, provare a metterla davanti a nuova parola che
inizia con consonante, se può stare così troncata significa che si trattava di
troncamento, altrimenti si tratta di elisione.
Es. un’amica o un
amica?, consideriamo l’articolo “un” se lo mettiamo davanti a parola che inizia
con consonante, mantenendo la concordanza del genere femminile, otteniamo: un
sedia, chiaramente così scritto non va bene, dobbiamo scrivere una sedia,
perciò l’articolo in partenza era una e non un e quindi dobbiamo scrivere
un’amica, ossia attuare l’elisione.
Troncamenti senza
incontro di parole
Elisione e
troncamento sono fenomeni legati all’incontro di due parole, esistono però
anche dei casi in cui vi è la caduta della vocale o sillaba finale di una
parola indipendentemente dall’incontro con altre parole. Per indicare la
perdita è necessario mettere un segno d’apostrofo, i casi più diffusi sono:
sta’ = imperativo di
stare. Es. Sta’ fermo!
fa’ = imperativo di
fare. Es. Fa’ i compiti!
da’ = imperativo di
dare. Es. Da’ la mancia a Mirko!
di’= imperativo di
dire. Es. Di’ quello che pensi!
va’ = imperativo di
andare. Es. Va’ a prendere il quaderno!
po’ = troncamento di
poco. Es. Resto solo un po’.
CASI DUBBI
Dopo quanto abbiamo
visto riporto una tabella riassuntiva che ci può essere d’aiuto nei casi dubbi
se - sé - s'è (Se
s'è fatto male da sé peggio per lui!)
ce - c'è (C'è già
molto sale, non ce ne mettere più)
sta - sta' (Guarda
Antonio come sta fermo: sta' buono anche tu!)
da - dà - da' (Se
Maria ti dà la penna, tu da' a Giovanni il quaderno)
di - dì - di' (Di'
un po', hai capito? Di queste pillole deve prenderne due al dì)
va-va' (Maria va a
casa presto, va' con lei).Va indica la terza persona(egli va), va' la
seconda(vai tu).
to’ - t'ho (To', chi
si vede... T'ho visto sai?)
fa - fa' (Giovanni
fa i suoi compiti, tu fa' i tuoi!)
la - là - l'ha (La
gomma l'ha messa là)
lo - l'ho (Lo zainetto
l'ho preso io)
ma - mah - m'ha
(Mah, non m'ha detto nulla, ma io ho capito lo stesso...)
ne - né - n'è (Anche
se ce n'è ancora, non ne voglio più né di questo né di quello)
3. USO DELLE MAIUSCOLE
- Con i nomi propri di persona: Antonio,
Giovanni, Maria, ecc
- Con nomi propri di luoghi reali o
immaginari: Torino, Lazio, Francia, ecc
- Con nomi propri di animali: il cane
Fido, il gatto Micio, ecc
- Nei Cognomi: Rossi, Scarpa, Martignon,
ecc
- Nei nomi di secoli: il Settecento,
L’Ottocento, ecc
- Nei nomi di movimenti letterari e
artistici: il Romanticismo, l’Illuminismo, ecc
- Nei nomi di autorità civili e religiose
quando non siano seguite da nomi propri:
il Papa
|
il Presidente
|
il Ministro
|
papa Paolo VI
|
presidente
Napolitano
|
ministro Gelmini
|
- Nei nomi di popoli quando non sono aggettivi:
Francesi
|
Inglesi
|
Russi
|
vini francesi
|
tessuti inglesi
|
salmoni russi
|
- Titoli di libri, opere d’arte, giornali:
I promessi sposi, Corriere della sera, David di Donatello, ecc
- Quando vi è riferimento alle
istituzioni: lo Stato, la Chiesa cattolica, il Governo italiano, ecc
- Con riferimento a festività: Natale,
Pasqua, 4 Novembre, 25 Aprile, ecc
- Nelle forme di cortesia , nelle lettere
formali o burocratico-commerciali: Egregio Signor Sindaco, Le scrivo per
...; Ci premuriamo di informarVi ...
- Con nomi indicanti intere aree
geografiche: Mezzogiorno, Settentrione, Meridione, Oriente, Occidente,
Nord, Sud, Est, Ovest
- Uso di maiuscole legato alla
punteggiatura:
- all’inizio di un
periodo
Era troppo presto...
- dopo il punto fermo
... così se ne andò.
Proprio in quel...
- dopo il punto esclamativo,
se inizia una nuova frase
... smettila! Dopo
qualche istante...
... smettila! gli
disse...
- dopo il punto interrogativo,
se inizia una nuova frase
... sei tu? La
domanda non ebbe risposta...
... sei tu? sei
ritornato...
- all’inizio di un discorso diretto
... e Giovanni disse: “Buongiorno signori...”
- all’inizio di un discorso diretto
... e Giovanni disse: “Buongiorno signori...”
4. LA PUNTEGGIATURA
Virgola
Indica una breve
pausa, e si usa per:
separare gli
"incisi", cioè le parti accessorie di un discorso principale: Domani,
se sarà bel tempo, andrò al mare
nelle elencazioni:
C'erano Maria, Carla, Antonia, Angela;
dopo una esortazione
o un richiamo: "Basta, fate un po' di silenzio!"; “Filippo, mi presti
la tua penna?”
distinguere
all’interno di un periodo le frasi, subordinata da principale, subordinata da
subordinata, ecc.: “Quando tornerà, organizzeremo per lui una festa”
Attenzione
Molti studenti sono
convinti che non si possa in nessun caso mettere la virgola prima della “e”, è
una sciocchezza; vi sono molti casi illustri in cui la virgola è posizionata
prima della “e”, anche nei Promessi Sposi: «Una cintura lucida di cuoio, e a
quella attaccate due pistole», non è che un esempio fra tanti. Certo se la “e”
ha valore congiuntivo allora, ovviamente, la virgola diventa inutile: Vino,
pane e formaggio.
Punto
È il segno che
indica la fine di un periodo (inteso come parte di testo, formato da una o più
frasi, in grado d’esprimere un pensiero compiuto), lungo o breve che sia. Dopo
il punto è necessaria la maiuscola.
Punto e virgola
Indica una pausa un
po’ più breve del punto, ma più lunga della virgola. Questo segno è oggi poco
usato, tuttavia risulta utile per interrompere un periodo che tende ad essere
troppo lungo, e quindi di difficile comprensione: E’ vero che avevo detto a
Filippo che gli avrei restituito la sua bicicletta; ma non me la sentivo di
restituirgliela tutta sfasciata.
Due punti
Si usano:
prima di riferire
risposte e parole altrui (Antonio mi disse: «Vengo anch'io.»);
prima di cominciare
un elenco di cose o concetti (C'erano: Luigi, Mario e Andrea);
quando il concetto
che segue è una spiegazione o un rafforzamento del precedente (Te l'ho già
detto: non c'era nessuno).
Punto interrogativo e Punto esclamativo
Sono segni di
intonazione. Il punto interrogativo rendere la frase interrogativa ("E’
andata proprio così." è un'affermazione, "E’ andata proprio
così?" è una domanda). Il punto esclamativo consente di sottolineare:
sorpresa (Com'è
bello!)
dolore (Ahi, che
male!)
una minaccia (Mario,
ubbidisci!)
un ordine (Prendi la
penna!)
Si possono
accoppiare i due segni per sottolineare una sfumatura di incredulità: Come?!
Non lo hai ancora fatto?. E’ del tutto inutile raddoppiare segni uguali, non
muta in nulla l’intonazione.
Puntini di sospensione
Sono un segno di
interpunzione rappresentato da tre punti con cui si sospende a mezzo una frase
per riprenderla subito dopo, o per lasciarla incompleta. Non richiedono dopo di
sé la maiuscola, tranne quando chiudono definitivamente il periodo.
Parentesi
Possono essere tonde
e quadre. Le parentesi tonde servono per indicare una parte del discorso non
strettamente necessaria al discorso stesso, consentono di riportare una
spiegazione o un esempio collegato a quanto si dice: Sono entrato in casa sua
(che bella casa!), e ho preso un caffè. Le parentesi quadre che racchiudono tre
puntini segnalano l’omissione di parte di un testo in una citazione: Ciò che
l’uomo aveva fatto era giusto [...] eppure sembrava impossibile (da Il nome
della rosa di Umberto Eco).
Virgolette
Vanno sempre usate in coppia (una volta aperte, cioè, devono sempre essere chiuse); possono essere apicali "...", o angolari «...». Quelle apicali si usano per circoscrivere una citazione: "Verrà un giorno..." o una parola dal significato particolare: Il computer è in fase di "input". Quelle angolari, invece, sono particolarmente adatte ad indicare un discorso diretto, perché essendo direzionate («...») è facile riconoscere quando aprono o chiudono il discorso. Scriveremo perciò: «Sei andata da Maria?» «No.» «Perché?» «Dovevo lavorare.».
Vanno sempre usate in coppia (una volta aperte, cioè, devono sempre essere chiuse); possono essere apicali "...", o angolari «...». Quelle apicali si usano per circoscrivere una citazione: "Verrà un giorno..." o una parola dal significato particolare: Il computer è in fase di "input". Quelle angolari, invece, sono particolarmente adatte ad indicare un discorso diretto, perché essendo direzionate («...») è facile riconoscere quando aprono o chiudono il discorso. Scriveremo perciò: «Sei andata da Maria?» «No.» «Perché?» «Dovevo lavorare.».
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